3 - Suffissi e parentele

Il keigo (敬語) prevede di essere cortesi, come in altre lingue, anche con l’utilizzo dei pronomi: infatti ci si può rivolgere al proprio interlocutore (“tu”, anata
あなた in giapponese) anche con suffissi onorifici, che possono essere definiti come dei “nomignoli” che verranno posti davanti al cognome o alla professione- qui ci soffermeremo esclusivamente a quelli cortesi o umili- (Mastrangelo 2015: 140;345 e Kubota 1989: 246):

- sama, さま: cortese, usato anche verso il destinatario di una lettera;
- don, どの: formale, letterario; usato nelle lettere commerciali;
- shi, し: più impersonale di dono どの;
- sensei, 先生: formale, utilizzato nei confronti di un professore (persona che ha una posizione speciale).

Alcune note da aggiungere:
- vi sono inoltre due pronomi impersonali e riflessivi: go jibun, ご自分, per il linguaggio di rispetto e jibun, 自分, per il linguaggio cortese.
Certamente questi suffissi possono essere utilizzati anche se si parla in terza persona.
Tuttavia per quanto riguarda la terza persona vi sono altri pronomi tipicamente onorifici:

- kono kata この方/ dochira どちら: questa persona;
- sono kata その方/ sochira そのちら: quella persona;
- ano kata あの方/ achira あちら: quella persona;
- dono kata どの方/ dochira どちら: quale persona?

Per comunicare rispetto (o umiltà) al nostro interlocutore è possibile utilizzare anche dei termini specifici che riguardano l’ambito familiare.


La forma onorifica è accentuata se si utilizza sama さまanziché san さん. Si noti che sono, その, kono, この, ano, あの, dono, どの, sono aggettivi dimostrativi che, uniti a kata, il termine formale per “persona”, formano i termini cortesi per rivolgersi all’interlocutore, mentre sochira, そのちら, dochira,
どちら, achira, あちら, sono termini prettamente onorifici di rispetto.


NOTA GRAMMATICALE
- sensei, 先生: etimologicamente è composto da sen, 先, in comune con senpai, 先輩 “persona che è nata prima” e, sei, 生, lett. vita.

 

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